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SCALA E ATRIO NOBILE DI SERVIZIO
E’ la scala che si trova sotto il porticato dell’ala lunga del castello. Le pareti e i soffitti del vano scala sono interamente affrescati. Dal piano terreno al pianerottolo intermedio tra l’ammezzato e il primo piano, le pareti e i voltini sono dipinti con motivi floreali di un certo buon gusto. Lungo la volta della scala è dipinto il mito di Fetonte che guida il carro del sole e lo stemma di Gian Giacomo Medici. Sulle pareti sono rappresentati paesaggi con una finta balaustra ascendente. Al termine della scala e sull’atrio, prima dell’entrata delle stanze, sulla parete di sinistra è il dio Marte, fondatore, secondo il mito, di Firenze - e nell’affresco si nota lo stemma dei Medici di Firenze. Marte siede giudice della pace e della guerra: una donna a sinistra ha nelle mani il ventilabro che era l’arnese con cui si spargevano al vento le biade per separarne le parti leggere, simbolo del lavoro nei campi e delle opere di pace; a destra la scena mostra un comandante guerriero e donne agitate simbolo delle conseguenze della guerra. Ai fianchi vi sono due stemmi: a sinistra lo stemma della famiglia Borromeo, perchè Margherita Medici, sorella del marchese di Pio IV°, fu la moglie di Gilberto Borromeo di Arona e madre di San Carlo Borromeo. L’altro stemma di destra è la sintesi nobiliare di Gian Giacomo Medici - le sei palle e l’aquila - che era sposato a Marzia Orsini di Pitigliano - parte destra dello stemma. Di fronte vi è l’affresco del rapimento di Ganimede all’Olimpo. L’aquila di Giove rapisce Ganimede, un giovane cacciatore della Frigia, figlio della famiglia reale troiana, fatto rapire da Giove abbagliato dalla bellezza del giovane. Ai lati sono dipinti due stemmi nobiliari: a sinistra è lo stemma di Agosto Medici, fratello di Gian Giacomo e secondo marchese di Melegnano che, nel 1549, aveva sposato Barbara del Maino, figlia del conte Gaspare, senatore ducale. A destra è dipinto lo stemma della famiglia di Volfango Teodorico Hohenems (italianizzato in Altemps), marito di Clara Medici che era sorella di Gian Giacomo. Lo stemma degli Hohenems era un caprone rampante. In alto vi è l’affresco rappresentante il brigantino del marchese Gian Giacomo Medici con il suo motto “Salva nos vigilantes” (traduzione letterale: Salva noi vigilanti). L’affresco di fronte in alto raffigura la glorificazione del valore con la scritta “Non frangitur pondere virtus” (il peso non spezza la virtù), e tutto il disegno è la spiegazione visiva di questo motto. SALETTA DELLE ALLEGORIE In un’altra saletta si sviluppa tutto il fregio dell’altezza di metri 3 sull’intero perimetro della sala. Gli affreschi si presentano in monocromia su fondo bruno. Il fregio è vivace di figurine, putti e allegorie intrecciate con motivi a foglia di acanto. LA SALETTA DEL CAMINO DI SIENA Nella saletta adiacente la sala di Enea campeggia un camino monumentale di notevole pregio artistico. Esso è formato da una trabeazione sorretta da due telamoni di forte modellatura; la trabeazione, divisa in tre scomparti, porta altorilievi che rappresentano la battaglia di Siena con sculture che non sono in buono stato di conservazione. La battaglia di Siena è stata voluta da Carlo V° per occupare la città dilaniata da partiti. Gian Giacomo Medici ne fu il comandante supremo e il vincitore. |
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